Ciao runner,
ci sono voluti anni, chilometri e qualche errore di valutazione per capire che prepararsi a una gara non significa solo allenarsi bene. A un certo punto, ho capito che conoscere il percorso può cambiare radicalmente il modo in cui lo affronti. Non parlo solo di sapere quanti chilometri mancano all’arrivo, ma di imparare a leggere il tracciato, a riconoscere in anticipo dove ti metterà alla prova e dove, invece, potresti rifiatare o osare.
È un approccio che ho iniziato quasi per caso — una volta mi ero iscritto a un trail e avevo sottovalutato completamente una lunga discesa tecnica nel finale. Lì ho capito che sapere cosa ti aspetta non è “da maniaci del controllo”: è semplice buon senso. Oggi ti racconto perché fare la ricognizione del percorso, anche solo virtuale, può davvero diventare una delle tue armi migliori.
Indice
Il tracciato non è solo uno sfondo: imparare a leggerlo
Un percorso non è mai neutro. Ogni gara ha una sua geografia, un suo ritmo interno, che spesso non emerge guardando solo il chilometraggio. Col tempo ho imparato a leggere le altimetrie con lo stesso interesse con cui studiavo le tabelle di allenamento. E sai cosa ho scoperto? Che sapere, ad esempio, che al 18° km c’è un cavalcavia fastidioso, o che al 32° inizia una salita costante, può cambiare il modo in cui gestisci tutto ciò che viene prima.
Non si tratta di “paura” del percorso, ma di rispetto. Sapere dove sarà più difficile ti aiuta a evitare di sprecare energie prima, a risparmiare qualcosa per quel tratto dove quasi tutti calano, ma tu — che lo aspettavi — puoi tenere.
Camminare, correre, osservare: il valore dell’esperienza diretta
Quando ho la possibilità, vado a vedere il percorso dal vivo. A volte anche solo una parte: magari gli ultimi 5 km, o la salita più lunga. Non serve sempre fare il percorso completo. Quello che cerco è una sensazione reale: com’è il fondo? Quanto spinge davvero quella pendenza? Dove mi sembrerà lungo anche solo un chilometro?
Non sempre si può, lo so. Quando non è possibile, studio mappe, profili altimetrici, video, e chiedo a chi ha già corso quella gara. Non mi interessa tanto la velocità a cui hanno corso, ma cosa hanno notato, dove hanno avuto un calo, cosa non si aspettavano. Le testimonianze sono spesso più preziose dei dati.
Allenare la testa prima delle gambe
Conoscere il percorso serve anche a un altro scopo, spesso trascurato: ridurre l’incertezza. In gara, quando si accumula stanchezza, ogni dettaglio sconosciuto può trasformarsi in una montagna. Ho visto runner andare in crisi su un sottopasso solo perché non se lo aspettavano. Se invece sai che arriva, diventa solo un passaggio in più.
Fare ricognizione è un allenamento mentale. Significa prefigurarsi la gara in anticipo, sapere quando potrai bere, dove sarà meglio mangiare, quando ti conviene non forzare anche se ti senti bene. È come avere una piccola mappa mentale da seguire, che ti aiuta a non perdere la bussola quando le gambe iniziano a fare i capricci.
Simulare per non improvvisare
Quando so che una gara avrà, ad esempio, un lungo tratto in falsopiano o una discesa tecnica, cerco di ricreare qualcosa di simile in allenamento. Non tanto per replicare esattamente, quanto per allenare quella sensazione. Ho imparato che simulare i tratti chiave del percorso — non solo le distanze — mi aiuta ad arrivare più pronto, più sicuro.
Non è questione di controllo totale. È una forma di rispetto per la gara, per il mio corpo e per l’impegno che ci sto mettendo. La ricognizione non mi dà certezze, ma mi toglie un po’ di ansia. E questo, quando sei al 35° chilometro e mancano ancora salite, fa la differenza.
Imparare a correre il percorso, non sopra di esso
Correre bene non significa sempre andare forte. A volte vuol dire fare meno errori, dosare meglio le energie, sapere dove puoi lasciarti andare e dove è meglio restare lucido. Fare ricognizione del percorso è parte di questo approccio più consapevole.
Non è solo un trucco “da esperti”. È uno strumento alla portata di chiunque voglia prendersi la corsa sul serio — senza ossessioni, ma con attenzione. Che tu stia preparando una 10 km o una 100 km, dedicare tempo a conoscere il tracciato è tempo ben speso.
Io lo faccio ormai per quasi ogni gara che conta davvero. E ogni volta mi ricordo quanto è diverso affrontare un percorso che conosci, anche solo in parte, rispetto a uno che ti sorprende a ogni curva.
Se ti va, posso mostrarti come preparo io le ricognizioni: dagli strumenti online che uso alle domande che mi faccio. Scrivimi nei commenti o condividi la tua esperienza. Magari hai scoperto un dettaglio che può aiutare anche altri.